Ivan Brentari
5/9/2018
COME NASCE UN MIO ROMANZO
Ho sempre detto che Nel fuoco si fanno gli uomini sarebbe stato il primo libro di una trilogia hard-boiled dedicata a Milano. Mi sto muovendo in quella direzione.
Sono giorni e settimane di lavoro. Contrariamente a quanto molti possono pensare, il momento più difficile nella creazione di un romanzo non è la scrittura, ma la sua ideazione. Almeno per me.
Alcuni partono a scrivere fidandosi dell'ispirazione e scommettendo sulle idee che avranno in futuro, a stesura in corso. Io funziono in maniera diversa. Non mi interessa l'ispirazione momentanea, ma il lavoro. La progettazione.
In questa fase ciò significa una cosa sola: SCHEMINI.
Così nascono i miei romanzi. Quello che vedete qui sopra è il protoscheletro di una storia.
Lascio macerare le idee per mesi, a volte anni, poi faccio schemi. Instauro connessioni.
Stelline. Frecce. Nomi. Simboli matematici. Disegni.
La storia striscia dalla mia testa sulla carta. Concedo un limitato margine all'improvvisazione, ma SO che lì, su quel paio di pezzi di carta, c'è già tutto, anche se in forma ipersintetica.
A parte, stilo piani psicologici dei personaggi. Riservo loro un po' di guinzaglio per il momento in cui scriverò, ma andranno solo dove voglio io.
Su altri fogli sviluppo ogni incastro della storia, ancora in forma schematica, però aggiungendo dettagli. Le pagine diventano una quindicina.
Su ognuna di queste enucleo i passaggi di trama che per ragioni emotive e temporali possono concorrere a formare un capitolo autonomo. I capitoli, ora, sono come isolotti di un arcipelago.
In quel momento comincio a intrecciarli, farli collidere e plasmarli perché diventino un continente.
Ancora fogli a parte: stendere la scansione dei capitoli, uno dopo l'altro. Dall'inizio alla fine. Alcuni di essi poi mi accorgo che devo eliminarli, o saldarli assieme, o dividerli. Siamo a una quarantina di fogli di appunti schematici.
Adesso il computer.
Trasformo i simboli che rappresentano il disegno di ogni capitolo in parole scritte. Sono spremute concentrate dei capitoli. A volte, se trovo una chiave che temo di perdere aspettando la stesura vera e propria, scrivo appunti di prosa che poi inserirò direttamente nel romanzo. Tutto diventa un file Word di circa cento cartelle.
È un processo che dura un paio di mesi.
Poi inizio a scrivere.
In tale periodo di concentrazione sono un fantasma. Non sono mai davvero presente nei luoghi in cui mi trovo. Sonno e grasso corporeo se ne vanno. È il mio lavoro, in un certo senso anche la mia vita.
Ne fanno le spese le persone che mi vogliono bene. Il loro starmi vicino comunque, è per me commovente.
Non vi ringrazio mai e dovrei farlo sempre. Non lo faccio perché in questi momenti non ne ho la forza, sono molto debole per quanto riguarda tutto ciò che si trova al di fuori della storia che sto costruendo. Sono solo un pezzo della persona che sono normalmente; per di più un pezzo chiuso in una bolla, che nessuno riesce a vedere o toccare.
Scusatemi adesso e scusatemi per il futuro. Senza di voi non farei niente. Soprattutto, non sarei niente.
Grazie, davvero.